La Jihad non fa vacanze

A pochi passi dall’ombrellone

Abbiamo passato un venerdì di terrore. Prima la notizia dell’incursione di due terroristi in una centrale a gas in Francia con un cadavere decapitato. Poi le immagini web dell’assalto avvenuto a due dei più esclusivi resort tunisini, dove i turisti occidentali sono stati presi a colpi di kalashnikov. 27 morti. L’estate è appena iniziata e la Jihad ha detto chiaramente che non andrà in vacanza. C’è una guerra in corso e non è il caso di sottovalutarne gli aspetti, anche perché noi siamo i bersagli. Lo scriviamo innanzitutto per la sicurezza in generale. Il mondo è divenuto molto meno esplorabile di quello che si crede. Meglio annotarselo, visto che a questo punto forse conviene passare agosto a casa. Paghiamo le nostre scelte. Quando gli americani combattevano in Iraq, i jhadisti non avevano tempo di andare a bighellonare fra supermercati e spiagge di lusso, c’erano i marines da combattere nelle loro regioni, ma visto che noi amiamo la pace abbiamo fatto tutto il possibile perché gli americani tornassero dall’altra parte dell’Atlantico e tutti quei jihadisti non avessero più niente di bello da fare. Con tutto quel tempo libero si sono organizzati. una parte tenta di rovesciare Assad in Siria, un’altra si cerca di prendere l’Iraq, il resto vaga per il maghreb, ma arriva fino al Kenia. Non c’è particolare bisogno di lanciare avanguardie in Europa. Basta reclutare fra i tanti mussulmani che vi vivono da decenni. La Francia con un lungo contenzioso algerino alle spalle è la più esposta. L’Inghilterra non può sentirsi sicura. La Spagna corre i suoi rischi, l’Italia è più fortunata, la santa sede ha sempre aiutato e continua a farlo la piccola economia di tutta quell’area. Solo che anche qui, un conto era il terrorismo palestinese, e persino quello di al qaeda, un altro, ancora da definire, è quello dell’Is. L’unica cosa certa in quest’ultimo caso è che l’intelligence può più poco. Si tratta di controllare milioni di persone. È vero che sul campo, Siria, Iraq, Libia, Yemen, Tunisia i diretti interessati combattono, solo che non è affatto detto dispongano dei mezzi e degli uomini necessari a vincere. Nel caso venissero sconfitti, cosa facciamo? Puntiamo a trovare relazioni diplomatiche con il califfato? Lo si spieghi al turista in bermuda il cui corpo senza vita era steso sulla bella spiaggia di Kantaui a pochi passi dal suo ombrellone.

Roma, 26 Giugno 2015